di Paolo Cavaleri
CINETICA – Le occasioni come prerogativa di un bene collettivo. Dal film “Captain Fantastic” (2016)
Misurarsi costantemente con ciò che non vogliamo. Proprio questo sembra sia necessario a un’evoluzione. Ora, non dobbiamo mai sconvolgere ogni cosa e rinnegare il nostro passato, bensì superarlo perché il futuro non sia una piacevole condanna.
I cambiamenti sono necessari al procedere della vita, ma hanno alla loro base quella prerogativa che si attiva in virtù della causa chiamata occasione. Se mai è accettabile conformarsi a un sistema globalizzato, pena il rinnegamento della natura umana, poter vivere di questa e mostrarla in alcuni frangenti nelle esistenze degli altri ha una potenza maggiore di quanto pensiamo possa averla in solitudine. Le occasioni sono quelle possibilità avviate, anche, grazie all’interazione con un sistema di maggioranze e che potrebbero evidenziare le nostre potenzialità.
Una storia dove un capo per il bene del gruppo, dà talmente libertà ai suoi compagni, da non credere di dover lasciare così tanto per guardare avanti.
Captain Fantastic – (2016)
“Siamo determinati dalle azioni non dalle parole”
Ben è un uomo che cresce i suoi figli in mezzo alla natura dell’America settentrionale, lontano dalla civiltà. Loro sono sei, e la madre al momento è in cura per un disturbo dell’umore. Cresciuti da questi due adulti per dieci anni, i giovani hanno appreso l’arte della caccia, coltivando e abbeverandosi di acqua naturale, tutto questo supportato dai pochi soldi che Ben ricava dallo scambio con piccoli commercianti limitrofi alla loro zona nella tundra delle montagne sotto le stelle.
Appresa la notizia della morte per suicidio di lei, i figli chiedono al padre, fortemente antisistema, di rendere omaggio alla salma. La moglie di Ben era di una famiglia abbiente, e ritiene lui responsabile di tutto. Inizia dunque un viaggio che dagli alberi porta alle strade urbane di una civiltà da loro odiata, per poter vedere la madre un’ultima volta.
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“Captain Fantastic” è una pellicola del 2016 per la regia di Matt Ross che vede come principale interpretazione quella di Viggo Mortensen con altri giovani attori. Il film non è di lettura univoca e facilmente accettabile da chi ha occhi moderni e un pensiero politicamente corretto.
Storia che tratta il processo di crescita dei figli, e che contesta la società di oggi nella sua gerarchia e nella sua filosofia di interazione umana ottenebrata dal consumismo. Il film mette in discussione lo stile di vita, il rapporto con la sanità e l’utilità dell’istruzione. I bambini crescono con profonde conoscenze nozionistiche di storia, diritto e autocoscienza personale per sopravvivere in ambienti ostili, ma non hanno interazione con l’uomo comune e ordinario. Le occasioni di ampliare la propria visione valgono per ambo le parti e per tutti i ruoli.
I nonni materni potranno ritrovare una famiglia che la figlia Leslie per amore del marito Ben, e profonda convinzione del modo di vivere scelto, decise di costruire lontano. I ragazzi capiranno e andranno oltre gli insegnamenti di un genitore toccato da orgoglio e dolore, ma la cosa più importante, è che Ben sarà capace di non ascoltare il suo ego a favore di un futuro diverso per tutti.
Buona Visione
Un messaggio importante lascia questa pellicola, in cui ogni persona maturerà idee nuove costruendosi occasioni adatte al momento presente e futuro:
“Se credi che non ci sia speranza, farai in modo che non esista alcuna speranza. Se credi che ci sia un istinto verso la libertà, farai in modo che le cose possano cambiare, ed è possibile che tu possa contribuire a creare un mondo migliore” – Noam Chomsky .